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Montefalco

Parte seconda


Lasciamo stare queste piccole memorie. Quassù, a 473 metri sul livello del mare, non si sale per così poco: quassù si viene, trabalzando ancora entro un calesse di messaggeria, perchè in pochi altri luoghi come in questo tante bellezze d' arte s' uniscono a così meravigliosa bellezza d' orizzonti e di paesaggi. Appena giunti per una bella strada arborata, ecco, dinanzi, la Porta di S. Agostino, o dello Stradone, che s' apre in un torrione decorato internamente d' un mal ridotto affresco del sec. XIV. Nonostante i merli ghibellini, probabilmente foggiati così più tardi, potrebbe credersi avanzo della Rocca fatta costruire da papa Giovanni XXII per difesa del Ducato di Spoleto, per residenza del rettore o duca e per custodirvi la tesoreria e gli archivi della S. Sede, che erano nel convento di Assisi. Sappiamo da documenti autentici che per dar consigli sulla edificazione di detta Rocca fu chiamato nel 1323 il celebre architetto Lorenzo Maitani e che l' anno dopo furono cominciati i lavori, ai quali presero parte, come consiglieri o come soprastanti, vari altri maestri, quali Bianco Giovagnoli, Andrea Passero da Spello, fra Corrado di Cencio, fra Niccola di Ventura, Elemosina Andreucci, mastro Nallo, mastro Merlino, Giovanni di S. Gemini e parecchi altri. Ma, compiuta nel 1340, era già demolita nel secolo seguente; nel quale la "nobile Terra", quasi sempre fedele alla Chiesa, fu divisa in quattro badie, o quartieri, denominati dalle quattro chiese, ancora superstiti, di S. Agostino, di S. Francesco, di S. Bartolomeo e di S. Fortunato.
Cominciando dunque l' erta dello "Stradone", oggi Via Umberto, vediamo subito, a destra, i resti di alcune urne e altri frammenti romani, incastrati nei muri esterni d' una casa che fa angolo con Via della Chiavica, che ora prende nome da Pompilio de Cuppis, medico e filosofo, morto nel 1549. Più su s' incontra, a sinistra, la chiesa ogivale di S. Agostino, a destra della quale è l' ingresso che metteva al cimitero e che era già sormontato da una lapide con tre stemmi e la data 1327, ora nella sagrestia di S. Francesco, dove pure fu trasportata una curiosa statuetta che serviva da appoggio ad una colonnina nella facciata interna del convento agostiniano. Nella volta a vele della sagrestia e nell' interno della chiesa rimangono vari affreschi del sec. XV: Nella parete a destra s' apre una cappella decorata d' un affresco a forma di pentittico cuspidato, con in alto l' Eterno fra quattro mezze figure di santi e, nell' ordine principale, la Madonna col putto fra altri quattro santi: opera della scuola del Gozzoli, e forse del Mezzastri, suo scolaro ed aiuto, ma talmente rovinata e così priva di luce, che appena si arriva a vederla. Sulla parete opposta della chiesa, in una nicchia, v' è un affresco semicircolare che rappresenta la Madonna della cintura tra s. Giacomo maggiore e l' evangelista s. Giovanni, con la data 1522; ma senza nessun carattere per cui possa attribuirsi, come qualcuno vorrebbe, a Tiberio d' Assisi.


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