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Montefalco

Parte settima


Così avremmo osservato tutte le opere d' arte di questa chiesa; poichè le altre che ora vi si veggono provengono quasi tutte da altri luoghi e vi furono raccolte per la mania di formar pinacoteche e gallerie, che, se non sono sempre, com' altri ha detto, le prigioni dell' arte, dovrebbero esser però solamente gli ospizi delle opere che non hanno più tetto. In origine v' era, sul transetto, il Crocifisso a tempera, sagomato, che a qualcuno par della maniera di Cimabue, a qualche altro di quella di Margaritone, poichè sembra convenuto che i brutti crocifissi siano tutti di lui. Il Crocifisso, tra la Madonna, la Maddalena, S. Francesco e S. Giovanni, della bottega dell' Alunno, nella chiesa di S. Francesco. Osserviamo dunque le altre opere, notandone la provenienza. Ma invece di seguire la disposizione che hanno ora, le noterò per ordine cronologico, aggruppandole, più che sia possibile, per autore o per scuola o per qualche loro affinità e trascurando solo alcune poche che non hanno importanza. 1o Un affresco distaccato da una maestà sulla strada di Spoleto, di contro a quella che conduce a S. Fortunato: nel mezzo Maria in seggio col putto, fiancheggiati da angeli; ai lati s. Antonio e s. Chiara della croce; in basso, per l' errata ricomposizione del dipinto, l' emblema del Battista e le due mezze figure di s. Gerolamo e s. Bernardino, che erano invece nell' archivolto; opera, mal ridotta, di stile gozzoliano 2o Tavola a tempera proveniente dalla chiesa di S. Agostino, entrovi, su fondo d' oro, l' Incoronazione della Madonna tra molti angeli e, ai lati, il Battista e s. Severo: composizione fitta e senza rilievo, certamente del sec. XV e di scuola umbra 3o Tavola a tempera, già, probabilmente, parte d' un armadio, proveniente dalla chiesa di Turrita e divisa in otto compartimenti con fatti del Nuovo Testamento: opera anche questa con umbro, derivante dall' Alunno e che forse risentiva un po' anche l' influenza di Matteo da Gualdo 4o Tavola proveniente dalla sagrestia di S. Fortunato con in mezzo un mediocrissimo Crocifisso intagliato a tutto rilievo, e ai lati, dipinti a tempera, due angeli che torcono per pietà il viso, la Madonna e s. Giovanni in piedi, la Maddalena e s. Francesco in ginocchio: opera non dell' Alunno, come asseverano autorevoli critici, ma certamente d' un suo scolare e forse eseguita su qualche cartone della sua bottega. Del Melanzio giovane deve essere una tavola a tempera in forma di pentittico goticizzante, già nella chiesa di Turrita, con in centro la Madonna fra angeli e ai lati quattro santi. Rafferma questa mia ipotesi la data 1488, perchè le opere di maniera perugina son posteriori, e anche perchè il tipo del s. Severo rassomiglia ad altri due ne' quali la tradizione vuole che il pittore abbia ritratto se stesso. Oltre a ciò, se tra le opere anonime non se ne trovassero di sue, troppo scarsa sarebbe la produzione d' un artista che pare uscisse rarissimamente dalla sua patria e che visse non meno o poco meno di cinquantacinque anni. S' aggiunga che a questa è molto affine una tavola a tempera con la data 1487, nella quale in basso qualcuno ha creduto di poter leggere il nome, ora inintelligibile, di esso Melanzio. Proviene dalla chiesa di S. Agostino e rappresenta la Madonna seduta in trono con un libro nella destra e sulle ginocchia il putto che tiene in mano una penna di pavone; ai lati s. Pietro e s. Sebastiano, s. Paolo e un santo monaco; in alto due angeli adoranti. Il trapasso del Melanzio dalla maniera dell' Alunno a quella del Perugino si nota in una tela a olio firmata e datata (1492), già gonfalone della chiesa di S. Fortunato, che rappresenta Maria in trono col putto; a sinistra i ss. Francesco, Antonio e Bernardino; a destra i ss. Fortunato, Severo e Lodovico. Questa può servire di base ad altre attribuzioni assai probabili. Si vegga un frammento d' affresco distaccato dalla parete esterna dell' abside di S. Agostino, molto deperito e che pare rappresenti s. Niccolò da Tolentino; ma non consta, come altri vuole, che sia del 1514, perchè dal rogito Brancalupi, del 24 maggio di quell' anno, che si cita a questo proposito, risulta che il Melanzio prese a dipingere in detta chiesa la cappella, ora non più rintracciabile, di s. Chiaretta. Si vegga parimenti un affresco, staccato dalla maestà di Cammiano (che rovinò il giorno dopo): rappresenta la Madonna col putto e due angeli musicanti. C' è la data 1510, e altri, invece che al Melanzio, l' attribuisce, meno verosimilmente, a Tiberio d' Assisi, al quale anche s' attribuisce un' opera, ora smembrata, ossia l' Incoronazione della Madonna, tra gloria di serafini e d' angeli, e in alto due tondi coi busti di s. Antonio e s. Bernardino. Gli andrebbero riunite ai lati due figure: il Battista e s. Girolamo penitente: tutto l' affresco era in un' edicola sul muro di clausura del convento di S. Fortunato. Allo Spagna s' attribuisce un Cristo che sostiene la croce, dipinto a tempera in carta stesa su tavola, e anche una tavola a tempera, già sopra l' ingresso della sagrestia di S. Bartolomeo, che su campo d' oro figura s. Caterina d' Alessandria (sotto v' è scritto, erroneamente, s. Illuminata) tra s. Vincenzo e s. Niccola da Tolentino. Taluno la dice senz' altro dello Spagna; il Cavalcaselle e il Crowe, scorgendovi un certo sforzo d' imitare gli affreschi di fra Filippo a Spoleto, vi scorgevano la mano o dello Spagna o d' uno dei suoi scolari, forse di Bernardino Campili. Ma se questo mediocrissimo pittore, di cui si hanno due opere nella Pinacoteca di Spoleto, cercò, com' è naturale, d' imitare il Lippi e lo Spagna, dubito però potesse esser discepolo di questo, perchè conosciamo opere sue contemporanee o anteriori forse alla venuta dello Spagna a Spoleto, e forse è quello stesso pittore che fu adoperato dal Comune in occasione delle feste per la venuta di Lucrezia Borgia nel 1499. La figura a destra tiene assai della maniera di Antoniazzo Romano. Noterò da ultimo la Madonna del Soccorso in una tavola e in una tela che possono dirsi l' una copia dell' altra. La prima ha una scritta votiva con la data 1510, onde il Cavalcaselle e il Crowe potevano ben risparmiarsi di notare che era stata attribuita a Ottaviano Nelli, morto nel 1445! Probabilmente non ha veduto male chi v' ha trovato un po' la maniera del Melanzio, il quale forse non fece altro che riprodurre una figurazione anteriore. Nella sagrestia sono raccolti alcuni oggetti d' antichità e d' arte, tra cui noterò alcuni più interessanti: un bassorilievo romano, a volute, di elegante lavoro, che in seguito pare servisse per paliotto d' altare, e proviene dal convento dei cappuccini: un altorilievo del 1270, rappresentante un leone che pone una zampa sopra una testa d' ariete, già a capo della prima rampa di scale dell' antica casa del Podestà (poi del Governatore): i pezzi staccati di due finestre ogivali, trilobate: due caratteristici candelieri di legno a spirale, dipinti in rosso e nero, del quattrocento: due tendine da finestre, a rete, del sec. XV, provenienti dalla chiesa di S. Illuminata; due grifi coronati, in ferro battuto, del quattrocento, già ornamenti del pubblico orologio: un ricamo del secolo XVI (copricalice?), italiano misto, a punto lungo ad ungaro, in croce: già sulla pietra consacrata della chiesetta di S. Rocco, fuori di Montefalco, ecc. ecc.


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