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Montefalco

Parte undicesima


Ora usciamo fuori della piccola città, e seguendo prima una bella strada arborata, poi alcuni sassosi sentieri tra folte siepi verdeggianti, giungeremo al convento e alla chiesa di S. Fortunato, quasi tutta restaurata e rifatta nel XV secolo. Dinanzi v' è un chiostro, nel cui portico si vedono quattro antiche colonne. A sinistra, la mal ridotta cappella di S. Francesco è decorata d' affreschi, in quest' ordine: nella parete a sinistra, ss. Bonaventura e Bernardino, Lodovicoo e Antonio da Padova; s. Francesco nel giardino delle rose, invitato dagli angeli a recarsi alla Porziuncola; s. Francesco con le mani piene di rose, accompagnato da essi al detto oratorio: sull' altare, la concessione del perdono; nel paliotto, Cristo fuor della tomba; nella parete a destra, l' approvazione dell' indulgenza; la benedizione dei sette vescovi alla moltitudine accorsa al perdono; s. Elisabetta e s. Chiara; tra le quali due ultime figure si legge il nome della committente e quello dell' autore, Tiberio d' Assisi, con la data 1512; dalla quale si ricava che il ciclo d' affreschi dipinti con assai minor cura nella Cappella delle Rose a S. Maria degli Angeli non è che una ripetizione di questi, che hanno pregi di composizione e di movimento insoliti nella scuola del Perugino. Nei peducci delle volte si vedono, entro tondi, le mezze figure di santi dell' ordine francescano, e nel rettangolo della volta l' Eterno circondato da serafini, che ha forme diverse e, si direbbe, più moderne di quelle di Tiberio. Ora eccoci dinanzi alla chiesa. La lunetta sopra l' ingresso fu dipinta da Pierantonio Mezzastri, al quale, o forse meglio al suo maestro B. Gozzoli, si possono attribuire i sette bellissimi angeli sotto l' archivolto. Un altro bel dipinto ci attende nell' interno della chiesa, sulla parete destra dopo il primo altare, cioè Maria, che, seduta entro una nicchia, adora il putto adagiato sulle sue ginocchia, mentre un angelo genuflesso suona la tamburella: resti di più grande affresco, autenticato dalla firma del Gozzoli e dalla data 1450; il che vuol dire che si tratta di uno dei primi lavori da lui fatti a Montefalco, dove andò, come sappiamo, giovanissimo, nel 49. Di lui vi era anche, in questa chiesa, una tavola, creduta, per la sua bellezza, dell' Angelico e rappresentante la Madonna che dà a s. Tommaso d' Aquino la cintura, simbolo di castità; ma fu donata dal Comune a Pio IX che concesse a Montefalco il titolo di città; titolo che certo val meno assai di quella bell' opera, ora in Roma a S. Giovanni Laterano.


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